La Brexit avrà degli effetti sul mercato dei mutui? E cosa potrebbe accadere nei prossimi trimestri? Anticiparlo non è certo semplice, visto e considerato (anche) che il tema si sta caratterizzando per una forte aleatorietà. Tuttavia, partendo dal breve termine, non è poi così errato pensare che la Brexit abbia innescato negli operatori le attese di nuove misure espansive da parte della BCE nei prossimi trimestri, a garanzie e sostegno della liquidità di mercato e della stabilità dell’area. Tutto ciò, a sua volta, si è tradotto in aspettative di tassi Euribor su valori minimi su periodi temporali più ampi, e una flessione dei tassi IRS per i fissi.
Ne è conseguito che, effettivamente, gli indici di riferimento per i variabili (Euribor) e per i fissi (IRS) sono ai minimi storici, e potrebbero rimanerlo ancora per un bel po’.
Nel medio lungo periodo, invece, le cose potrebbero cambiare radicalmente, ed è molto difficile cercare di prevedere degli scenari “esatti”. Quel che sembra certo è che avranno un ruolo fondamentale le modalità con cui verranno condotte le negoziazioni tra UK e UE una volta che verranno avviate. È infatti possibile che se le negoziazioni saranno difficili, le due aree potrebbero risentirne maggiormente. Il nuovo scenario di maggiore asperità potrebbe condurre a un nuovo aumento degli spread e, dunque, dei tassi finali applicati sui mutui casa.
Naturalmente, è ben difficile che tale scenario più negativo possa effettivamente manifestarsi, considerando che a nessuno converrebbe un deterioramento di quadro già di per se piuttosto complesso. Nel dubbio, non deve sorprendere che i mutuatari italiani stiano preferendo con sempre maggiore convinzione la sottoscrizione di mutui a tasso di interesse fisso, privilegiando così la possibilità di congelare l’onerosità del proprio debito, piuttosto che lasciarlo esposto al prossimo incremento dei tassi di interesse di riferimento, previsto per i prossimi anni.